27 novembre 2009

La "scusa" di Dubai

Rimango ogni volta colpito da come sui mercati azionari, giunti ad una fase dove uno storno si fa potenzialmente fisiologico, le cose più disparate possano diventare il "pretesto" proprio per l'inversione di rotta. E' quello che succede in questo momento con l'effetto Dubai World. Per carità, non voglio dire che un eventuale crack del gruppo degli Emirati Arabi non sarebbe un fatto grave (i numeri sono davvero pesanti...), ma da qui a tirare giù in un baleno tutti i mercati del mondo almeno teoricamente ce ne correrebbe. Per questo parlo di "scusa", ovviamente però con le virgolette proprio per dire che non è una cosa "architettata" (sarebbe sciocco pensarlo) ma una sorta di meccanismo tecnico che tende a ripetersi ogni volta. Quando "arriva l'ora" del ribasso, il primo "incidente" è buono per innescare le vendite. Questo per dire che ora è Dubai World ma poteva essere qualsiasi altra cosa. Questo per dire che se la stessa vicenda fosse saltata fuori questa primavera non avrebbe avuto probabilmente lo stesso effetto. Adesso di colpo tutti parlano molto di Dubai World e forse troppo poco si tende a fare il punto sulla situazione tecnica dei mercati. Insomma, forse guardiamo il dito e non la Luna...

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26 novembre 2009

Caro-caviale, non si arriva a fine mese!

Dunque, la signora Veronica chiede tre milioni e mezzo di euro al mese per vivere dopo la separazione. Non so, ma non credo che nemmeno l'appannaggio della regina di Inghilterra arrivi ad una cifra simile. I 300mila euro offerti dal marito non bastano assolutamente. I conti sono presto fatti: tre milioni e mezzo al mese vuol dire più di 100mila euro al giorno, quindi con soli 300mila euro vuol dire al massimo tre giorni. E poi che si fa? Alla mensa dei poveri? E meno male che da sinistra erano corsi frettolosamente a farne una loro icona. Idea: perchè a questo punto non organizzare una di quelle grandi manifestazioni di piazza con la Cgil, gli operai e i bandieroni rossi per la nobile causa delle donne separate che con soli 300mila euro al mese non ce la possono fare ad arrivare a fine mese?

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25 novembre 2009

Nobel per la pace
e mine antiuomo

Ci risiamo. Ormai non passa giorno che il buon Barack Obama non dia prova di come le sue belle e nobili promesse elettorali siano servite solo a prendere i voti dei tanti che ingenuamente pendevano dalle sue labbra. Lui che aveva annunciato il ritiro dei soldati americani ora manda altri 30mila soldati al fronte. E, soprattutto, lui che al grido di "change" aveva promesso radicali cambiamenti rispetto all'amministrazione Bush adesso ha deciso di non aderire al trattato per l'eliminazione delle mine antiuomo, confermando in questo senso a pieno quella che era la posizione proprio del suo predecessore. Proprio una bella cosa per un Nobel per la pace fresco di nomina!

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20 novembre 2009

Sostieni Theodora

Ecco una iniziativa che mi è stata segnalata via mail e che è davvero molto meritevole (clown per portare un sorriso ai bambini in ospedale). Invito tutti i lettori di questo blog a visitare il relativo sito internet: WWW.THEODORA.IT

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17 novembre 2009

Resta in tribuna,
che è meglio...

Complimenti a Lucky Luke Montezemolo per il figurone:

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16 novembre 2009

Africa? Manco stavolta...

Quando era sindaco di Roma promise solennemente che terminata quell'esperienza avrebbe lasciato la politica per andare in Africa ad aiutare i bambini. Perchè lui si proclamava diverso dagli altri. Non attaccato alla carriera politica e alle poltrone ("c'è dell'altro nella vita"). Già, diverso. Poi però venne la possibilità di fare il segretario del nascente Partito Democratico. E l'Africa? Veltroni si "sacrificò" perchè il Pd lo chiamava. I bambini africani avrebbero dovuto aspettare. Poi però il buon Walter ha dovuto lasciare anche la guida del Pd. Ora non ha più impegni. E l'Africa è sempre lì, con i suoi problemi e i suoi bambini. Qualcuno, malignamente, potrebbe dire che non ha più scuse. Che maligni! Beh, comunque Veltroni proprio in questi giorni lo ha annunciato al Corriere: "Riprenderò a partecipare alla vita del Pd". Ma come, e l'Africa? Ancora un po' che aspetta... I bambini della promessa già sono maggiorenni...

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Ennesima promessa delusa (l'ambiente può aspettare...)

Qualche lettore mi accusa di avercela troppo con Barack Obama ;-) E allora questa volta, a proposito dell'accordo Usa-Cina sul no alle limitazioni per le emissioni dei gas che creano effetto serra (tema di cui dovrebbe tornare a occuparsi il mese prossimo il vertice sull'ambiente di Copenaghen), non dico niente e mi limito a segnalare l'attacco del pezzo di Vittorio Zucconi in prima pagina su Repubblica. Scrive Zucconi (citando il Wwf): <<"Avrebbe potuto prendere il toro dell'inquinamento globale per le corna a Copenaghen e invece lo ha scansato" fremono contro Obama gli ambientalisti del Wwf, aggiunti da ieri alla sempre più lunga lista internazionale dei delusi dal carismatico "profeta del cambiamento" che in dieci mesi di presidenza sembra avere cambiato poco>>.

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05 novembre 2009

News online in pay? Murdoch già frena...

Ho vinto la mia scommessa con l'amico Albert ;-) Dopo aver solo tre mesi fa annunciato di voler far diventare a pagamento le news online dei suoi siti di informazione (con tanti che prontamente erano di conseguenza corsi a dire: ecco la via! Se lo dice lui...), ora Rupert Murdoch "a sorpresa" ha deciso di far slittare tutto il progetto. Io i miei dubbi li avevo subito messi nero su bianco qui sul blog in un post che già dal titolo faceva ben capire come la pensavo in merito: "il miraggio dello Squalo". Beh, che dire, se Murdoch mi vuole come consulente per il web mi mandi qualche milioncino di dollari dei suoi che così la prossima volta gli faccio risparmiare tre mesi di tempo ;-)

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04 novembre 2009

Non regge più il bluff
del "messia" Obama

Esattamente un anno fa Barack Obama vinceva trionfalmente le elezioni presidenziali americane. Più che un presidente sembrava per la verità un Messia dato in dono dal cielo agli Usa e al mondo intero per portare pace e prosperità. Tutti o quasi bambinescamente adoranti ai suoi piedi. Obama ha vinto le elezioni con fiumi di promesse. E qui sta il punto: ha poi continuato a fare lo stesso nel primo anno di governo. Discorsi, parole, promesse, miracoli annunciati. Tanta retorica, ma fatti concreti praticamente zero. La cosa più concreta che si è vista è stato l'orto di zucchine e peperoni piantato dalla first lady Michelle nel giardino della Casa Bianca. Pure il Nobel lo ha vinto "sulla fiducia" (con relativo velo pietoso da stendere sulla commissione che aggiudica il premio). Non c'è da meravigliarsi dunque se proprio oggi invece di far festa per i suoi primi dodici mesi alla Casa Bianca, magari con il solito trito e ritrito discorsone ad uso mass-market sulle grandi sfide del futuro, Obama deve incassare un durissimo colpo elettorale: i Repubblicani hanno conquistato lo Stato del New Jersey e anche la Virginia, che proprio lo scorso anno era stata decisiva per la vittoria dei Democratici. Con le sole chiacchiere non si governa. Chi lo fa rappresenta un bluff, destinato ad essere scoperto. Anche la massa degli ingenui e degli sprovveduti (ovvero il target elettorale per il quale con un'abile campagna di marketing politico è stato studiato a tavolino il "fenomeno Obama") prima o poi non si accontenta più dell'annuncio dei miracoli, vuole toccarli con mano. Persino Gesù dovette fare i conti con San Tommaso...

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03 novembre 2009

La lezione del caso Ford

C'è chi giustamente parla di miracolo a Detroit. La Ford a sorpresa (anche per Wall Street) ha chiuso l'ultimo trimestre con un utile da un miliardo di dollari, dopo tre anni in rosso nei quali ha bruciato in tutto 30 miliardi di dollari. La cosa fa ancora più notizia visto che la Ford contrariamente agli altri due big del settore auto americano, Gm e Chrysler, ha rifiutato i sussidi governativi. In General Motors e Chrysler l'amministrazione Obama ci ha messo decine di miliardi di dollari. In Ford zero. Il presidente della stessa Ford ha fatto capire che sostanzialmente quando è arrivato il peggio l'azienda in qualche modo era già corsa ai ripari con ristrutturazioni, con taglio dei costi, ma anche con il lancio di nuovi modelli. Stessa cosa e nella stessa misura forse non hanno fatto gli altri due gruppi. Insomma, la lezione sembra essere ancora una volta quella che in primis bisogna fare i conti con il mercato. Puntare alla massima efficienza e soprattutto puntare a offrire i prodotti migliori per le esigenze di specifici mercati e segmenti: concetti "basic", ma che a mio avviso in periodi come questi tendono a essere (tragicamente) messi de facto un po' in secondo piano da molti gruppi industriali la cui principale preoccupazione diventa semmai quella di riuscire ad incamerare il massimo di aiuti di Stato. Su questo blog l'ho scritto più volte nei mesi scorsi, quelli in cui tutti "santificavano" il ritorno della vecchia logica delle partecipazioni statali (cosa fatta innanzitutto da Obama), e a maggior ragione dunque lo ripeto ora: qualunque cosa succeda non possiamo buttare nel cestino lo spirito liberale e le logiche di mercato. D'accordo che il "mercato selvaggio" e quello che Tremonti chiama "mercatismo" sono estremi insani e pericolosi (basta vedere il caso cinese...), estremi sicuramente da correggere (è giusto, anche questo l'ho scritto più volte: meglio parlare di fair trade piuttosto che di puro free trade), ma allo stesso modo in nome di una "emergenza crisi" (che poi fa comodo a molti...) non è accettabile di finire dritti dritti e acriticamente all'estremo opposto, quello appunto dell'assistenzialismo e dei "baracconi" tenuti artificialmente in piedi dallo Stato. Le logiche di mercato possono, anzi devono, essere presidiate da paletti e regole, ma altra cosa (propedeutica solo a disastri) è pensare di farne a meno. Perchè le logiche di mercato alla fine saltano sempre fuori, questo caso Ford ne è una dimostrazione, mentre quelle da "socialismo reale" puzzano sempre e comunque di vecchio e stantio.

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